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Associazione Culturale Italia Nostra - Sezione Palermo


I beni archeologici nel porto di Palermo

I beni archeologici nel porto di Palermo

Nel febbraio scorso, l'Autorità Portuale di Palermo ha bandito un concorso di idee per la rifunzionalizzazione "artistico-architettonica" delle due gru scaricatori di rinfuse che si trovano all'estremità nord-est del molo trapezoidale. Costruite a partire dal 1983, non sono mai state utilizzate ma sono già considerate un "esempio di archeologia industriale". Per la realizzazione del progetto sono pronti 14,8 milioni di euro, mentre al progettista cui verrà affidata l'opera andranno 1 milione di euro per ciascuna gru.
Il bando dell'autorità portuale merita alcune considerazioni perché il disegno futuro del porto non può essere lasciato soltanto alle decisioni dell'ente investito della sua gestione ma anche al contributo di idee e di proposte della città.
Innanzitutto le due gru, con la loro imponente mole, sfregiano il panorama della città e del suo mare e dal punto di vista estetico sono prive di qualunque pregio, tanto che la stessa autorità portuale vorrebbe dargli dignità "artistico architettonica" spendendo fondi pubblici per circa 30 miliardi di vecchie lire. In secondo luogo, la definizione di bene archeologico ci appare paradossale se si osservano le previsione del Piano Regolatore Portuale (PRP) per l'area non ancora scavata del Castello a Mare ed esterna al perimetro dell'omonimo Parco Archeologico. In quest'area, fino alla vandalica demolizione degli anni venti del secolo scorso, insistevano alcune parti di notevole interesse della fortezza: i due piccoli moli posti a protezione dell'approdo della porta di mare, situati in prossimità del fianco orientale del molo trapezoidale, le strutture della parte più antica del castello, poste ad oriente del mastio normanno, il bastione di Santa Rosalia ed il rivellino posto a difesa della cd. "Porta Falsa", sul lato settentrionale del castello.
Per la parte di quest'area posta sui lati Est e Sud del perimetro esterno del parco archeologico del Castello ("Sub-Area A1 Porto turistico Cala-Molo Sud") nel PRP sono previsti edifici destinati a club nautici, sedi di associazioni sportive o più in generale a servizio delle attività della nautica, edifici destinati a servizi turistici, commerciali, ricettivi e per la ristorazione; spazi di manovra in banchina ed alla cantieristica minore d'urgenza oltre che a viabilità automobilistica e ciclo-pedonale, percorsi porticati, verde di rispetto e di arredo, distribuzione di carburanti, parcheggi di superficie ed interrati per le automobili di addetti e visitatori (pagg. 68 e 69 della Relazione generale del PRP). Per la parte posta sul lato Nord del perimetro esterno del parco archeologico ("Sub-Area B1 - Area commerciale e servizi integrati città-porto") il piano prevede manufatti destinati ad attività commerciali a supporto della crocieristica e della nautica, attività culturali, ricettive e ricreative oltre che ad attività commerciali, magazzini e servizi portuali (pag. 65 della Relazione generale del PRP). Nello stralcio del nuovo PRP che accompagna il bando per il concorso di idee per le parti delle due aree in questione che insistono direttamente sull'area non ancora scavata del castello sono previsti alcuni parcheggi. Per il parco archeologico nel PRP non è quindi ipotizzato espressamente alcun ampliamento. Esso resterebbe pertanto confinato nell'attuale perimetro dell'area "Sub-Area A6 - Parco Archeologico del Castello a Mare". Il destino dei resti archeologici che saranno ritrovati durante la realizzazione delle opere previste dal PRP verrebbe lasciato alla sola valutazione della Sovrintendenza archeologica.
Il PRP sottovaluta il valore storico del Castello a Mare. L'antica fortezza, il castrum inferius o palatium vetus, già sede dei Viceré spagnoli e del Tribunale della Santa Inquisizione, è uno dei luoghi più emblematici della storia della nostra città sin dall'epoca della dominazione araba e tutto ciò che ne rimane deve essere conservato e destinato alla migliore fruizione collettiva.
L'associazione Italia Nostra, considerate sia le originarie dimensioni del Castellammare di Palermo, sia la necessità di tutelarne e recuperarne tutte le strutture e pertinenze attualmente ancora interrate, invita quindi tutti i gruppi presenti nel consiglio comunale ad emendare le attuali previsioni del PRP nell'area del Molo Trapezoidale al fine di ampliare i confini dell'area identificata come A6 e farvi rientrare l'intera superficie originaria del castello e delle relative pertinenze.
Quanto alle due gru, perché non prevederne la demolizione, destinando le ingenti risorse finanziarie previste per la loro rifunzionalizzazione alla acquisizione e alla demolizione dell'ecomostro noto come palazzo "Brancagel"? Sarebbe un modo concreto per restituire alla vista dei palermitani almeno una piccola parte della loro costa.

Dott. Giovanni Renna, componente del consiglio direttivo di Italia Nostra Onlus, sezione di Palermo, con la consulenza tecnica dell'arch. Gaetano Brucoli.

Alcune immagini del lato orientale del perimetro del parco archeologico

Alcune immagini del palazzo su piazza XIII vittime all'interno delle pertinenze del Castello a mare

Immagini del molo trapezoidale dall'istituto Nautico

Le due gru dal porto di Palermo

Le gru viste dall'interno del parco archeologico

Particolari del parco archeologico del Castello a mare dall'Istituto Nautico

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